Jessica Amianto Barbato

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Jessica Amianto Barbato

Sono una dottoranda in Informatica con due lauree in Comunicazione, ma nella vita faccio radio e mi occupo di musica. In pratica, una pecora nera, ma non è una cosa negativa. 

Il mio progetto di ricerca ha a che fare con il modo in cui leggiamo le tabelle dallo schermo del nostro computer ma c’entra un po’ anche con il modo in cui parliamo e scriviamo. Non mi piacciono le cose facili, quindi ho scelto un ambito di studi che pescasse a piene mani dalla psicologia, dalla linguistica, dall’esperienza utente e, chiaramente, dall’informatica.

Non mi piacciono neanche gli stereotipi, ma se vi dicono che gli informatici bevono un sacco di caffè, credeteci, quello è vero.

Progetto "La caffettiera del masochista"

Cos’hanno in comune una porta antipanico e l’applicazione mobile di Instagram?

La risposta facile sarebbe “nulla”, ma in realtà c’è qualcosa che accomuna molti degli oggetti  che utilizziamo – in modo efficace – ogni giorno della nostra vita. So che anche voi siete tra quelle persone che non sanno mai se, per aprire la porta, devono spingere o tirare, ma vi è mai capitato di avere difficoltà con una porta antipanico?

Per rispondere alla domanda iniziale, tanto la porta quanto l’app di Instagram ci raccontano come devono essere utilizzate.  È la progettazione dell’esperienza utente che permette agli oggetti di comunicare a chi ne farà uso come usarli, e questo è vero tanto nel mondo fisico – quello degli oggetti comuni – quanto in quello digitale. Lo UX(User Experience) Design è un’area di studi interdisciplinare, che pesca a piene mani dal mondo della psicologia, dell’ergonomia (che sembra una brutta cosa, ma giuro che non lo è) e chiaramente dell’informatica. 

 

Per chi è pensato?

Il progetto è maggiormente adatto ad un liceo scientifico tecnologico, ma non sono esclusi altri percorsi di studio. Si tratta di un ambito di ricerca che raramente viene raccontato alle scuole superiori e che viene purtroppo vissuto ancora come “il lato facile” dell’informatica (quello che in gergo tecnico chiameremmo “front end”) soprattutto in Italia. Al contrario, moltissima attenzione viene rivolta verso la progettazione dell’esperienza utente, che è poi l’ingrediente segreto che permette ai prodotti informatici di raggiungere ed essere utilizzati dagli utenti.

Credo inoltre che sia più rivolto a studenti in procinto di scegliere quale percorso universitario intraprendere, perchè potrebbe essere un’occasione in più per conoscere un lato meno esposto dell’informatica e potenzialmente interessante – anche in prospettiva lavorativa. 

 

Articolazione del progetto

Può essere articolato in tre modi a seconda del tempo a disposizione:

  • 8 ore/classe: introduzione alla tematica, case studies interattivi e esperienza di user experience design (es. Ideazione di app di fantasia, costruzione user personas e user journey, disegno dell’interfaccia);
    È richiesta:
  • Disponibilità di utilizzo dei computer (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di accesso ai cellulari (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di utilizzo di materiali come post it, fogli/poster.

 

  • 4 ore/classe: introduzione alla tematica, case studies interattivi (es. analisi di applicazioni con buona/cattiva esperienza utente);
    È richiesta:
  • Disponibilità di utilizzo dei computer (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di accesso ai cellulari (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di utilizzo di materiali come post it, fogli/poster.
     
  • 2 ore/classe: introduzione alla tematica, discussione su esempi di design dell’esperienza utente efficace o meno (es. “caffettiera del masochista” vs caffettiera che usiamo ogni giorno)

È sempre richiesta una connessione ad Internet.

Non sono richieste conoscenze pregresse in ambito informatico (ma saper utilizzare un software di grafica come Photoshop o Figma e/o conoscere i linguaggi HTML/CSS può tornare utile). 

Giulia Rizzi

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Giulia Rizzi

Mi chiamo Giulia Rizzi, ho 27 anni e sono una studentessa di dottorato in Informatica presso l’università di Milano Bicocca.

Dopo il liceo scientifico ho conseguito la laurea triennale e magistrale in informatica presso la stessa università. Durante questi anni ho avuto la possibilità di esplorare diversi settori: dalla sicurezza informatica alla bioinformatica.

Oggi la mia ricerca si concentra sull’intelligenza artificiale e sull’analisi del linguaggio. Il mio progetto ha come obiettivo il riconoscimento automatico di contenuti di odio.

Questo percorso di studi mi ha permesso arricchire la mia formazione attraverso molteplici esperienze, anche all’estero, partecipando a conferenze, summer school ed erasmus.

In questo momento sto svolgendo un’attività di ricerca presso l’Università Politecnica di Valencia.

Progetto "Individuazione automatica di contenuti di odio"

La crescente diffusione dei Social Media e le caratteristiche degli stessi (facilità di condivisione, pseudo-anonimato degli utenti, ...) hanno contribuito ad alimentare la problematica legata alla condivisione di contenuti di odio. Con contenuti di odio si intende un contenuto, sia esso in forma testuale, un’immagine o un video, offensivo nei confronti di singoli individui o gruppi, sulla base di specifiche caratteristiche, come razza, etnia, genere, orientamento sessuale, religione, ...

Questo fenomeno si manifesta quotidianamente, specialmente nei social media. Tuttavia, l’elevata quantità di contenuto nel Web giornalmente generato dagli utenti, in particolare per i social media, rende impossibile l’analisi umana e vede pertanto necessaria l’introduzione di modelli in grado di processare automaticamente tali contenuti per l’individuazione di forme d’odio.

Il progetto proposto si compone di due incontri della durata di 2 ore ciascuno.

Primo incontro

Dopo una presentazione iniziale, verrà richiesto agli studenti di realizzare una Word Cloud con l’obiettivo di creare una definizione condivisa del concetto di “odio”. L’obiettivo di questa attività è una riflessione sulla soggettività del concetto stesso.
Successivamente verranno presentati esempi sulle modalità di espressione dell’odio online (testo, immagini, etc.), sui possibili target, e sulle conseguenze, con l’intento di dare un’idea della grandezza e dell’impatto di tale fenomeno. Durante la presentazione saranno previsti momenti di interazione con gli studenti (ad esempio per mezzo di Kahoot!) ai quali verranno poste delle domane in forma di “quiz”, ad esempio, sulla presenza di contenuti di odio e sull’individuazione della minoranza target.
L’obiettivo di questo incontro è proporre una riflessione sulle diverse modalità di espressione dell’odio online, nonché sull’impatto generato.

Secondo incontro

Il secondo incontro prevede un iniziale riepilogo dell’incontro precedente, in particolare riprendendo la definizione di odio concordata dagli studenti. Tale incontro si concentrerà poi su di una specifica modalità di espressione online: i MEME (immagini con testo aggiunto a posteriori con l’obiettivo di rappresentare un concetto in modo ironico). I meme rappresentano una modalità particolarmente versatile per la rappresentazione dell’odio ed allo stesso tempo complessa, per il processo di identificazione di tali contenuti, a causa della presenza dell’ironia.
Durante l’incontro verrà richiesto agli studenti di individuare i contenuti di odio all’interno di meme al fine di comprendere quali elementi potrebbero aiutare o confondere un modello di riconoscimento automatico.
Successivamente gli studenti potranno realizzare dei meme con l’obiettivo di valutare il funzionamento di un modello di riconoscimento automatico. Ad ogni studente verrà richiesto di creare un meme con contenuti di odio ed uno innocuo, relativi ad una stessa minoranza target. I meme realizzati verranno poi etichettati dal modello come “con contenuti di odio” o “innocui” ed analizzati al fine di comprendere le difficoltà nell’individuazione di tali contenuti.

L’obiettivo di questa fase è la riflessione sul funzionamento dei modelli automatici, in particolare per sfatare la credenza comune per cui “l’intelligenza artificiale non può sbagliare”.

Requisiti

Per l’erogazione di tale progetto, l’unico requisito necessario è la predisposizione di un computer, dotato di connessione ad Internet, per ogni studente. Non sono richieste conoscenze pregresse in ambito informatico.

Giulia Marcucci

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Giulia Marcucci

Mi chiamo Giulia e sono studentessa di dottorato in Fisica e Astronomia presso l’Università Milano Bicocca.

Ho sempre avuto due grandi passioni: l’arte e la scienza. La prima, dovuta all’enorme patrimonio artistico e culturale italiano di cui siamo costantemente circondati. La seconda è iniziata durante gli studi di scuola superiore (ho frequentato l’ex Liceo Scientifico Tecnologico – ora Scienze Applicate). Dopo il diploma, ho conseguito la laurea triennale e magistrale in Fisica, presso UNIMIB.

Durante la carriera universitaria rimasi affascinata dalla vasta disponibilità di metodologie fisiche e chimiche per l’analisi e la diagnostica di reperti archeologici e manufatti artistici. Una particella in particolare può esserci di enorme aiuto: il neutrone che, con la sua varietà di interazioni con la materia, può essere sfruttato per analizzare le parti più interne di un materiale senza doverlo aprire.

Ho iniziato ad approcciarmi all’applicazione delle tecniche neutroniche durante la tesi di Laurea Magistrale, che mi ha portato in Inghilterra, dove ho avuto l’opportunità di condurre personalmente i miei primi esperimenti presso la sorgente di neutroni ISIS Neutron and Muon Source (Science and Technology Facility Council).

Con il mio progetto di Dottorato, sto contribuendo ad apportare avanzamenti e miglioramenti in tecniche di imaging neutroniche per riuscire a svelare i dettagli più nascosti di antichi reperti archeologici senza doverli danneggiare.

Progetto "Andare oltre le apparenze: il fascino dei neutroni"

Classe III e IV

2 h: incontro introduttivo. Seminario sull’attività di ricerca sperimentale: come condurre un esperimento di fisica? Esempio di laboratori come ISIS e il reattore di Pavia + XRF in Bicocca (Video tour di ISIS + video Reattore con fenomeno luce Čerenkov).

introduzione all’interazione dei neutroni con la materia e principali differenze/complementarietà con radiazione elettromagnetica.

 

2 h: tecniche fisiche per l’archeometria (spettroscopia raman, XRF, tecniche neutroniche) con esempi di analisi di campioni archeologici
 

Classe V

2 h:  incontro introduttivo. Seminario sull’attività di ricerca sperimentale: come condurre un esperimento di fisica? Esempio di laboratori come ISIS e il reattore di Pavia + XRF in Bicocca  (Video tour di ISIS + video Reattore con fenomeno luce Čerenkov).

introduzione all’interazione dei neutroni con la materia e principali differenze/complementarietà con radiazione elettromagnetica.

2 h: Tomografia neutronica per i beni culturali: ricostruzione di una tomografia

Giulia Marcer

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Giulia Marcer

Mi chiamo Giulia Marcer e sono laureata in fisica, specializzata in fisica del plasma, nel ramo della ricerca sugli strumenti di diagnostica per plasmi termonucleari da fusione controllata. Sono dottoranda in Fisica al secondo anno presso l'università di Milano Bicocca, dove ho conseguito la laurea magistrale nel 2021.

Dal 2019 partecipo ad un progetto volto alla realizzazione di una diagnostica per la misura della potenza prodotta da plasmi da fusione presso l'Istituto per la Scienza e la Tecnologia dei Plasmi di Milano, del Consiglio Nazionale delle Ricerche.  
Da un paio d'anni svolgo sporadicamente in alcuni licei lombardi un seminario sul tema dell'energia da fonte nucleare, principalmente rivolti alle classi quarte e quinte del ramo scientifico.
Sono anche docente di matematica in inglese al biennio della scuola secondaria di secondo grado dell'Istituto Marcelline-Tommaseo, ad indirizzo scientifico, di Milano.

Progetto "Energia nucleare: differenze tra fissione e fusione nucleare"

La parola 'nucleare' gode di un'opinione pubblica particolarmente avversa a causa, in primo luogo, dei disastri di Černobyl' dell'86 e di Fukushima del 2011. Questa convinzione sociale ha guidato paesi di tutto il mondo verso lo smantellamento delle centrali nucleari datate senza un equivalente rimpiazzo: è in corso un vero e proprio 'abbandono del nucleare', con conseguente incremento dello sfruttamento dei combustibili fossili.

Ad oggi, l'energia da fusione termonucleare controllata rappresenta la più promettente alternativa all'energia da fissione nucleare e ai combustibili fossili in grado di sostenere il fabbisogno di energia della popolazione mondiale. Si tratta di una fonte di energia rinnovabile e pulita a zero impatto ambientale con tre fondamentali differenze rispetto alla fissione: zero rischio di proliferazione nucleare, zero rischio di avvelenamento da radiazioni e zero scorie nucleari.
In questi ultimi anni, la ricerca in questo settore è giunta ad un importate traguardo: la costruzione del primo reattore a fusione (ITER), che entrerà in funzione in Provenza nel vicino 2027 e permetterà la realizzazione di fino ad ora inattuabili esperimenti scientifici. Se questi esperimenti daranno esito positivo, sarà possibile per ciascuna nazione dare inizio ad un proprio ed indipendente programma di produzione di energia elettrica da fusione nucleare.  

Questo seminario si pone l'obiettivo di comunicare la differenza tra fissione e fusione nucleare sia per quanto riguarda i processi fisici in gioco che per gli aspetti più pratici e comunemente noti della questione.

Giulia Frigerio

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Giulia Frigerio

Mi chiamo Giulia Frigerio e sono una dottoranda in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Sono chimica di formazione, ho fatto sia la laurea triennale che la laurea magistrale in Chimica. E prima ho studiato al liceo classico, dove il greco mi appassionava molto.

Nel mio dottorato mi occupo di nanomateriali, come nanoparticelle, per la medicina. Studio le loro caratteristiche, il loro funzionamento e la loro interazione con alcune proteine del corpo umano.
Quello che non ci si aspetta dalla mia formazione chimica, è che non lavoro in un laboratorio sperimentale, ma svolgo i miei “esperimenti” al computer con gli strumenti della chimica computazionale. Questi esperimenti virtuali forniscono dettagli importanti sul funzionamento dei materiali a livello atomico che spesso non sono accessibili con gli esperimenti tradizionali.

Sono appassionata di farmaci, farmacologia e medicina e sono curiosa di scoprire dove e come ciò che ingeriamo o ci viene iniettato interagisce con gli elementi nel nostro corpo, cosa che riesco ad approfondire grazie al mio percorso di dottorato.

Progetto "La scienza che ci cura: dalle molecole alle nanoparticelle"

A partire dalla mia passione e dalla mia ricerca vorrei proporre un percorso interdisciplinare di 2 incontri di 2 ore ciascuno. Entrambi prevedono un primo momento introduttivo di raccolta delle idee dei ragazzi, una spiegazione del tema con l’introduzione dei concetti fondamentali, un’attività da svolgere in gruppo e una fase conclusiva di raccolta e analisi.

Gli incontri possono essere scelti anche singolarmente.

Primo incontro: i farmaci (2 h)

Il primo incontro si concentra su cosa è un farmaco, come nasce e come agisce sul nostro corpo ed è così strutturato.

  • Raccolta delle conoscenze dei ragazzi (tramite mezzi informatici o brain storming alla lavagna).
  • Breve introduzione sui farmaci e, tramite un farmaco esempio, la descrizione di come fa un farmaco a curarci. Per fare ciò analizzeremo un articolo scientifico nel quale si vedono esperimenti in laboratorio e metodi computazionali combinati.
  • Attività a gruppi (3/4 persone) di investigazione della modalità di azione di un altro farmaco, diverso da quello esaminato in precedenza. Fornirò un articolo scientifico simile a quello analizzato, o soltanto le parti fondamentali dell’articolo a seconda della classe, e inviterò i ragazzi a trovare gli elementi che spiegano il meccanismo di azione.
  • Raccolta e discussione delle idee dei singoli gruppi.

In questo incontro i ragazzi sperimentano la parte investigativa del lavoro dello scienziato.

Secondo incontro: la nanomedicina (2 h)

Il secondo incontro si concentra su cosa si intende per nanomedicina, cosa sono i “nanofarmaci” e come potrebbero aiutarci a curarci meglio ed è così strutturato.

  • Raccolta delle conoscenze dei ragazzi (tramite mezzi informatici o brain storming alla lavagna).
  • Breve introduzione sulla nanomedicina, spiegazione dei concetti fondamentali alla base della progettazione di un “nanofarmaco” e illustrazione dei diversi tipi e dei diversi elementi costituenti alcune nanoparticelle proposte dai ricercatori per la cura del cancro o di altre malattie.
  • Attività a gruppi (3/4 persone) di invenzione di un nuovo “nanofarmaco”. A partire dalle possibilità appena illustrate sarà chiesto a ciascun gruppo di proporre un nuovo “nanofarmaco” definendone gli elementi costituenti da scegliere tra quelli disponibili. Si fornirà una scheda di supporto con le varie possibilità.
  • Raccolta e discussione delle idee dei singoli gruppi.

In questo incontro i ragazzi sperimentano la parte creativa del lavoro dello scienziato.

Francesca Alessandrini

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Francesca Alessandrini

Mi chiamo Francesca Alessandrini e sono al secondo anno del dottorato in Nanotecnologie e Scienze dei Materiali presso l’università di Milano-Bicocca.

Il mio percorso formativo è composto da una laurea triennale in chimica industriale seguita da una laurea magistrale in chimica organica.

Ho lavorato due anni al Politecnico come borsista ma mi sono sempre sentita attratta dalle scienze della vita, ho colto quindi l’occasione di una borsa di ricerca presso il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze che si è poi trasformata in un percorso di dottorato finanziato da Pirelli Tyre.

Il progetto è altamente multidisciplinare e mi permette di sfruttare (e soprattutto acquisire) competenze trasversali che spaziano dell’ingegnerizzazione di microorganismi, alla chimica strumentale passando per la chimica-fisica degli pneumatici. 

Progetto "Costruzione e divulgazione di un esperimento scientifico"

Come prima cosa vorrei parlare della mia ricerca cercando di condividerne i concetti base: lo pneumatico è un materiale estremamente multicomponente e c’è quindi il bisogno di una compatibilizzazione tra i suoi componenti.

Vorrei poi proporre un facile esperimento pratico da eseguire in gruppetti, utile alla consolidazione del concetto appena espresso: un bicchiere trasparente con acqua, dell’olio e due composti; A: un tensioattivo; B: un componente miscibile in olio (es glicerolo). Dimostrazione di come il tensioattivo serva alla compatibilizzazione dell’olio in acqua. 

Fine del primo modulo da 2 ore.

Vorrei introdurre il concetto di pianificazione di un esperimento (dalla teoria alla pratica) e di articolo scientifico come base per la divulgazione dei dati. Vorrei fare uno schema della struttura di un articolo aiutata dalle idee provenienti dalla classe: quali sono le informazioni fondamentali? Ora applichiamo: sempre in gruppetti, si cerca di scrivere un protocollo basato sull’esperimento pratico condotto nel primo modulo che possa mimare la stesura di un articolo scientifico. Lettura degli elaborati con commenti.

Tempo permettendo, vorrei introdurre il concetto di brevetto (che mi riguarda da vicino) e far discutere i ragazzi rispetto alle loro impressioni sulla dicotomia articolo scientifico/brevetto.

Vorrei poi raccogliere feedback sulla mia attività. 

Fine del secondo modulo da 2 ore.

Federica Adobbati

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Federica Addobbati

Mi chiamo Federica e sono all’ultimo anno del dottorato in informatica. La mia principale attività di ricerca consiste nello sviluppo di algoritmi che permettano di studiare formalmente le proprietà di un sistema distribuito. Adoro la matematica e in particolare mi piace studiare come possa essere usata per risolvere problemi reali.

Ho una laurea triennale in matematica e una magistrale in informatica, entrambe prese all’università Bicocca.

Progetto "Modelli per imitare la realtà"

Lo studio di una comunità di persone, di una rete informatica o di una cellula possono risultare estremamente complessi, per l’enorme quantità di azioni che avvengono al loro interno e di interazioni con l’ambiente circostante. Per questo motivo, quando si vogliono studiare le loro proprietà si utilizzano dei modelli astratti, che rappresentano le caratteristiche del sistema rilevanti rispetto alle proprietà d’interesse e semplificano il resto.

Sul modello, si possono verificare analiticamente le proprietà che, se il modello è ben fatto, valgono anche sul sistema reale.

Durante il percorso vedremo alcuni possibili strumenti per modellare un sistema e vedremo degli esempi reali in cui possono essere utilizzati, per esempio nell’ambito della biologia o della sicurezza informatica.

Il percorso prevede quattro incontri di due ore ciascuno e si rivolge a studenti del triennio della scuola superiore.

Eleonora Bonaventura

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Eleonora Bonaventura

Sono Eleonora, ho 29 anni, e tra pochi mesi terminerò il dottorato in scienze dei materiali e nanotecnologie all’università di Milano-Bicocca.

Dopo il liceo delle scienze applicate ho frequentato il corso di laurea in fisica, specializzandomi nello studio delle proprietà ottiche dei materiali.

Oggi la mia attività di ricerca, che si svolge prevalentemente in laboratorio, consiste nel sintetizzare campioni di nuovi materiali 2D, caratterizzarli e costruire prototipi di dispositivi basati sulle loro proprietà.

Una delle cose che preferisco del mio lavoro è la multidisciplinarietà. La costante collaborazione tra fisicə, scienziatə dei materiali ed ingegnerə mi insegna ogni giorno che non esiste un’unica via per raggiungere uno stesso obiettivo.

Progetto "Nuovi materiali per nuove tecnologie"

Cosa sono le nuove tecnologie? Chi se ne occupa e come? Queste sono le domande a cui vorrei rispondere progettando una lezione frontale, nella quale andremo a toccare le seguenti tematiche:

  • Classificazione delle nuove tecnologie
  • I nuovi materiali: cosa sono? A cosa servono? 
  • Dalla grafite al grafene: scoperta, proprietà ed applicazioni.

La lezione sarà supportata da una presentazione durante la quale verranno mostrati esempi utili a chiarire i concetti e le definizioni introdotte.

Durante la lezione, la partecipazione della classe sarà agevolata attraverso l’interazione con semplici modellini da manipolare per ricostruire la struttura esagonale del grafene ed eventualmente di altri materiali 2D. Verrà inoltre realizzato un breve esperimento per mostrare le proprietà di conducibilità della grafite, il materiale da cui è possibile ottenere il grafene. Gli studenti saranno invitati a disegnare su un foglio un piccolo circuito da alimentare con una pila e a verificarne il funzionamento attraverso l’accensione di un led.

La lezione è divisa in 2 interventi di un’ora e mezza ciascuno. A seconda del tempo a disposizione e all’interesse della classe potranno essere aggiunte informazioni relative alle attività che si svolgono  in laboratorio.

Camilla Lanfranconi

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Camilla Lanfranconi

Ciao! Mi presento: mi chiamo Camilla Lanfranconi, vivo a Milano e sono una dottoranda al terzo anno in Geologia. Dopo il diploma di liceo scientifico, ho studiato all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove ho conseguito sia la laurea triennale che quella magistrale in Scienze e Tecnologie Geologiche, e dove sono iscritta al dottorato. 

Il mio progetto di ricerca è focalizzato su un tipo di frane molto diffuso, i crolli in roccia, spesso caratterizzato da una successiva ri-frammentazione dei blocchi al momento dell’impatto; è proprio su questo fenomeno chiamato frammentazione dinamica (molto complesso e poco studiato, ma non per questo meno importante), che sto lavorando.

Durante il secondo anno di dottorato ho avuto l’opportunità di studiare i crolli nel parco nazionale Yosemite collaborando con il Servizio Geologico Statunitense, e a gennaio partirò per l’università australiana di Newcastle, dove realizzerò dei test di frammentazione in laboratorio.

Progetto "Se le montagne crollano"

Giorno #1

Conoscenze 

  • Introduzione alle frane e al concetto di rischio con focus sul senso dell’argomento
  • Come si studiano i crolli e come si modellano numericamente 
  • Come si progettano le opere di protezione 
  • Le foreste come strumenti di mitigazione 

Attività

  • Attività IBSE insieme agli studenti
  • Definizione degli steps necessari per lo studio e la realizzazione delle opere di protezione da caduta massi (studio del deposito a terra, della parete, della zona di propagazione) su un caso studio reale
  • Modellazione numerica del crollo
  • Risultati

 

Giorno #2

Conoscenze

  • Cosa è e cosa comporta in termini di rischio la frammentazione dinamica
  • Come si studia e come si modella numericamente

Attività

  • Attività di laboratorio insieme agli studenti (test di frammentazione di alcune sfere di gesso o ghiaccio)
  • Analisi casi reali
  • Studio della frammentazione dinamica tramite test reali
  • Implementazione del processo nella modellazione numerica
  • Nuovi risultati

percorso di 2 incontri di 1h30min ciascuno