Serena Rigamonti

Mi presento

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Serena Rigamonti

Ciao a tutti! Mi presento, sono Serena Rigamonti, nata nel 1995, a Lecco. Dopo il liceo scientifico, mi sono iscritta alla facoltà di geologia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, dove ho trascorso il mio intero percorso di studi, dapprima ho conseguito la laurea triennale in geologia, quindi la laurea magistrale in geologia applicata.

Durante questi anni ho avuto l’opportunità di partecipare all’Erasmus+ program, vivendo un anno indimenticabile presso l’Università di Portsmouth, una cittadina a misura di studente lungo la costa meridionale dell’Inghilterra, e studiando Environmental Geology.

Tornata in Italia, sono stata titolare di una borsa di ricerca, la quale mi ha fornito la giusta occasione per avvicinarmi alla ricerca ed iniziare a capire qualcosa in più di questo mondo.

Nel novembre 2021 ho intrapreso il Dottorato di Ricerca (XXXVII ciclo) presso il dipartimento di Scienze Chimiche, Geologiche ed Ambientali, iniziando così a sviluppare un mio progetto incentrato sullo studio dei fenomeni di deformazione del suolo attraverso l’analisi delle serie temporali ottenute attraverso la tecnica INSAR (Interferomentric Synthetic Aperture Radar).

Nel tempo libero, per alzare lo sguardo dal computer, con il quale lavoro quotidianamente, amo fare escursioni in montagna, arrampicare e leggere molto.

Progetto "La Terra vista dallo spazio"

A partire dagli anni ’90, i dati acquisiti dai satelliti di osservazione della Terra hanno aperto nuovi scenari per il monitoraggio dei fenomeni di deformazione superficiale, come subsidenza, sollevamento, crolli o versanti instabili. Nello specifico, ci si riferisce a particolari sistemi denominati radar ad apertura sintetica (SAR). I sistemi satellitari SAR rappresentano una importante sorgente di dati per il monitoraggio del territorio. In particolare, la tecnica applicata per elaborare i dati acquisiti è chiamata InSAR, abbreviazione di Interferometric Synthetic Aperture Radar. Si tratta di una tecnica che unisce geologia e tecnologia spaziale consentendo di rilevare con precisione millimetrica i fenomeni di deformazione del suolo e di studiare gli spostamenti della superficie terrestre.

Ma come funziona questa tecnica? 

Il satellite invia, a una distanza di circa 800 km, un impulso elettromagnetico verso la superficie terrestre. Gli elementi presenti al suolo riflettono il segnale radar, inviandone una porzione verso il satellite. Misurando quindi il tempo trascorso tra l’invio del segnale e la ricezione del suo eco, il sistema radar è in grado di determinare la distanza tra sorgente e bersaglio. Ma non tutti gli elementi presenti sul suolo terrestre sono in grado di riflettere il segnale elettromagnetico!

I bersagli dei quali stiamo parlando sono chiamati riflettori permanenti, indicati con la sigla PS (in inglese Persistent Scatterers). Tipicamente i PS sono strutture antropiche come edifici, ponti etc., o naturali stabili come rocce esposte. Si tratta di elementi che mantengono la stessa “firma elettromagnetica” in tutte le immagini satellitari. Uno dei principali obiettivi dell’InSAR è la ricostruzione di mappe di deformazione della superficie terrestre ripercorrendo la storia passata dell’area di interesse.

Percorso didattico e risorse logistiche

Il percorso didattico prevede due incontri della durata di circa un’ora ciascuno. Saranno necessari l’utilizzo di Lim e la possibilità per gli studenti di accedere a dispositivi per la didattica digitale (PC o accesso all’aula di informatica).

Stephanie Cancelli

Mi presento

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Stephanie Cancelli

Sono Stephanie Cancelli, dottoranda al terzo anno in Fisica e Astronomia.
Dopo il diploma di liceo linguistico, ho conseguito la laurea triennale e magistrale presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca.
Durante i lavori di tesi mi sono appassionata allo sviluppo di rivelatori, in particolare di rivelatori di neutroni.

Il mio progetto di dottorato prevede la progettazione e lo sviluppo di un rivelatore di neutroni basato sulla tecnologia Gas Electron Multiplier che verrà usato presso sorgenti di neutroni per effettuare esperimenti di fisica della materia.

Progetto "I rivelatori: costruire le sonde per 'vedere' le particelle"

  • Seminario sulla mia attività di ricerca (2h).
    Il seminario prevede un’introduzione sul mio percorso di studi fino ad arrivare al dottorato di ricerca.
    Introduzione alla fisica nucleare e fisica dei neutroni.
    Interazione neutroni-materia e introduzione allo sviluppo di un rivelatore a gas per neutroni (introduzione al moto degli elettroni in un gas, campi elettrici e correnti).
    Esperimenti di fisica della materia con tecniche neutroniche.
  • Attività in classe (2h): Simulazione di un’attività sperimentale. Divisione della classe in quattro gruppi e, dopo un’introduzione sull’attività, a rotazione ogni gruppo svolge le seguenti attività:
  1. Lettura di un breve articolo scientifico per capire come impostare l’attività sperimentale.
  2. Simulazione attraverso un mio computer dell’interazione tra i neutroni e il rivelatore.
  3. Simulazione del funzionamento del rivelatore tramite il programma Phet (utilizzabile dal telefono cellulare degli studenti). Avendo i rivelatori il comportamento analogo ad un condensatore, tramite Phet gli studenti capiranno il moto degli elettroni all’interno di un condensatore.
  4. Analisi di dati per determinare la funzione di risposta del rivelatore ( o tramite Phet, o tramite excel (se gli studenti hanno a disposizione dei pc) oppure con carta e penna.

Percorso di 2 incontri di 2 ore ciascuno preferibilmente nel periodo tra dicembre/gennaio. Il progetto è rivolto principalmente alle classi del triennio e per lo svolgimento è sufficiente che gli studenti abbiano un proprio telefono. È inoltre richiesto uno strumento (proiettore o lavagna lim) per poter mostrare slides/immagini/video.