Serena Rigamonti

Mi presento

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Serena Rigamonti

Ciao a tutti! Mi presento, sono Serena Rigamonti, nata nel 1995, a Lecco. Dopo il liceo scientifico, mi sono iscritta alla facoltà di geologia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, dove ho trascorso il mio intero percorso di studi, dapprima ho conseguito la laurea triennale in geologia, quindi la laurea magistrale in geologia applicata.

Durante questi anni ho avuto l’opportunità di partecipare all’Erasmus+ program, vivendo un anno indimenticabile presso l’Università di Portsmouth, una cittadina a misura di studente lungo la costa meridionale dell’Inghilterra, e studiando Environmental Geology.

Tornata in Italia, sono stata titolare di una borsa di ricerca, la quale mi ha fornito la giusta occasione per avvicinarmi alla ricerca ed iniziare a capire qualcosa in più di questo mondo.

Nel novembre 2021 ho intrapreso il Dottorato di Ricerca (XXXVII ciclo) presso il dipartimento di Scienze Chimiche, Geologiche ed Ambientali, iniziando così a sviluppare un mio progetto incentrato sullo studio dei fenomeni di deformazione del suolo attraverso l’analisi delle serie temporali ottenute attraverso la tecnica INSAR (Interferomentric Synthetic Aperture Radar).

Nel tempo libero, per alzare lo sguardo dal computer, con il quale lavoro quotidianamente, amo fare escursioni in montagna, arrampicare e leggere molto.

Progetto "La Terra vista dallo spazio"

A partire dagli anni ’90, i dati acquisiti dai satelliti di osservazione della Terra hanno aperto nuovi scenari per il monitoraggio dei fenomeni di deformazione superficiale, come subsidenza, sollevamento, crolli o versanti instabili. Nello specifico, ci si riferisce a particolari sistemi denominati radar ad apertura sintetica (SAR). I sistemi satellitari SAR rappresentano una importante sorgente di dati per il monitoraggio del territorio. In particolare, la tecnica applicata per elaborare i dati acquisiti è chiamata InSAR, abbreviazione di Interferometric Synthetic Aperture Radar. Si tratta di una tecnica che unisce geologia e tecnologia spaziale consentendo di rilevare con precisione millimetrica i fenomeni di deformazione del suolo e di studiare gli spostamenti della superficie terrestre.

Ma come funziona questa tecnica? 

Il satellite invia, a una distanza di circa 800 km, un impulso elettromagnetico verso la superficie terrestre. Gli elementi presenti al suolo riflettono il segnale radar, inviandone una porzione verso il satellite. Misurando quindi il tempo trascorso tra l’invio del segnale e la ricezione del suo eco, il sistema radar è in grado di determinare la distanza tra sorgente e bersaglio. Ma non tutti gli elementi presenti sul suolo terrestre sono in grado di riflettere il segnale elettromagnetico!

I bersagli dei quali stiamo parlando sono chiamati riflettori permanenti, indicati con la sigla PS (in inglese Persistent Scatterers). Tipicamente i PS sono strutture antropiche come edifici, ponti etc., o naturali stabili come rocce esposte. Si tratta di elementi che mantengono la stessa “firma elettromagnetica” in tutte le immagini satellitari. Uno dei principali obiettivi dell’InSAR è la ricostruzione di mappe di deformazione della superficie terrestre ripercorrendo la storia passata dell’area di interesse.

Percorso didattico e risorse logistiche

Il percorso didattico prevede due incontri della durata di circa un’ora ciascuno. Saranno necessari l’utilizzo di Lim e la possibilità per gli studenti di accedere a dispositivi per la didattica digitale (PC o accesso all’aula di informatica).

Stephanie Cancelli

Mi presento

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Stephanie Cancelli

Sono Stephanie Cancelli, dottoranda al terzo anno in Fisica e Astronomia.
Dopo il diploma di liceo linguistico, ho conseguito la laurea triennale e magistrale presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca.
Durante i lavori di tesi mi sono appassionata allo sviluppo di rivelatori, in particolare di rivelatori di neutroni.

Il mio progetto di dottorato prevede la progettazione e lo sviluppo di un rivelatore di neutroni basato sulla tecnologia Gas Electron Multiplier che verrà usato presso sorgenti di neutroni per effettuare esperimenti di fisica della materia.

Progetto "I rivelatori: costruire le sonde per 'vedere' le particelle"

  • Seminario sulla mia attività di ricerca (2h).
    Il seminario prevede un’introduzione sul mio percorso di studi fino ad arrivare al dottorato di ricerca.
    Introduzione alla fisica nucleare e fisica dei neutroni.
    Interazione neutroni-materia e introduzione allo sviluppo di un rivelatore a gas per neutroni (introduzione al moto degli elettroni in un gas, campi elettrici e correnti).
    Esperimenti di fisica della materia con tecniche neutroniche.
  • Attività in classe (2h): Simulazione di un’attività sperimentale. Divisione della classe in quattro gruppi e, dopo un’introduzione sull’attività, a rotazione ogni gruppo svolge le seguenti attività:
  1. Lettura di un breve articolo scientifico per capire come impostare l’attività sperimentale.
  2. Simulazione attraverso un mio computer dell’interazione tra i neutroni e il rivelatore.
  3. Simulazione del funzionamento del rivelatore tramite il programma Phet (utilizzabile dal telefono cellulare degli studenti). Avendo i rivelatori il comportamento analogo ad un condensatore, tramite Phet gli studenti capiranno il moto degli elettroni all’interno di un condensatore.
  4. Analisi di dati per determinare la funzione di risposta del rivelatore ( o tramite Phet, o tramite excel (se gli studenti hanno a disposizione dei pc) oppure con carta e penna.

Percorso di 2 incontri di 2 ore ciascuno preferibilmente nel periodo tra dicembre/gennaio. Il progetto è rivolto principalmente alle classi del triennio e per lo svolgimento è sufficiente che gli studenti abbiano un proprio telefono. È inoltre richiesto uno strumento (proiettore o lavagna lim) per poter mostrare slides/immagini/video.

 

Noemi Rota

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Noemi Rota

Mi chiamo Noemi Rota e ho 28 anni, sono al mio terzo anno di dottorato in Ecologia del Paesaggio presso il dipartimento di Scienze per l’Ambiente e la Terra all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

Sto svolgendo un progetto relativo alla valutazione dei Servizi Ecosistemici in ambienti montani, in particolare mi concentro su: carbonio stoccato in suolo, vegetazione e lettiera, Servizi Ecosistemici Culturali e impatti del turismo, biodiversità vegetale e animale nelle aree montane protette. L’obbiettivo del mio progetto è quello di tutelare maggiormente le aree montane, tramite una corretta valutazione dei Servizi Ecosistemici presenti e un processo di gestione delle stesse informato.

Sono stata Visiting PhD student presso l’Open University of Cyprus (Nicosia, Cipro), dove ho raccolto campioni ambientali in ambienti montani mediterranei e il prossimo anno svolgerò un periodo di ricerca presso la Azim Premji University (Bangalore, India).

Progetto "Servizi ecosistemici e tutela degli ambienti alpini"

I Servizi Ecosistemici (SE), ovvero i benefici che gli ecosistemi forniscono agli esseri umani, sono un tema di crescente importanza e uno strumento per la tutela del capitale naturale. Gli ambienti alpini sono aree con un ruolo fondamentale per la tutela della biodiversità e per la fornitura di servizi ecosistemici, tra i quali stoccaggio del carbonio, regolazione microclimatica, purificazione delle acque e dell’aria, e fornitura di servizi ecosistemici culturali, quali ricreazione e turismo. I cambiamenti climatici hanno effetti negativi sugli ambienti alpini, i quali risultano particolarmente fragili soprattutto considerando la risalita delle fasce della vegetazione, scioglimento dei ghiacciai, distruzione degli habitat e diminuzione della biodiversità.

Durante la presentazione verranno trattate le seguenti tematiche:

  1. cambiamenti climatici
  2. definizione di Servizi Ecosistemici ed esempi per le aree alpine
  3. vulnerabilità delle Alpi e cambiamenti climatici
  4. sostenibilità e gestione dell’uso del suolo
  5. servizi ecosistemici culturali e turismo nelle aree montane.

Inoltre, verranno svolte delle brevi attività partecipative con gli studenti, ai quali verrà chiesto di identificare le vulnerabilità delle aree montane basandosi sulle loro conoscenze pregresse e di riflettere su possibili soluzioni utilizzando le conoscenze acquisite durante la lezione.

L’obbiettivo della presentazione è quello di informare gli studenti delle problematiche relative alle aree alpine e ai cambiamenti climatici, spiegare il concetto di SE e le possibili applicazioni per la gestione sostenibile, e sviluppare alcune conoscenze preliminari sul concetto di sostenibilità e turismo.

Percorso di quattro ore totali, possibilmente consecutive. Disponibile per due percorsi completi in due classi. È necessaria una lavagna per la proiezione delle slides e che gli alunni abbiano a disposizione un dispositivo sul quale svolgere gli esercizi.

Martina Saletta

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Martina Saletta

Mi chiamo Martina, e sto per concludere il dottorato in Informatica all’università di Milano-Bicocca.

Faccio parte del Bicocca Security Lab (il gruppo di sicurezza informatica), e come attività di ricerca mi occupo principalmente di analisi del codice sorgente con tecniche di intelligenza artificiale.

Questa linea di ricerca porta con sé alcuni affascinanti effetti collaterali, come l’indagare da vicino e dall’interno il funzionamento di moderne e complicate reti neurali artificiali, o il dover conoscere le vulnerabilità di cui può soffrire un programma o un sistema informatico.

Progetto "L'informatica attraverso lo specchio"

Nel corso degli ultimi anni, l’informatica ha acquisito un ruolo centrale nella vita di tutti i giorni.
Quest’ampia diffusione ha portato ad un accesso sempre più veloce ad un’enorme quantità di informazioni e ha permesso a tutti di fruire con facilità di strumenti di calcolo estremamente sofisticati e complessi. Quest’apparente semplicità di utilizzo è legata ad un’astrazione sempre maggiore degli strumenti sottostanti, e fa apparire come semplici e amichevoli per l’essere umano oggetti (es. cellulari, tablet, computer) che nascondono al loro interno una complessità inimmaginabile per l’utente medio.

In questa attività, affronteremo l’informatica da un punto di vista differente: partiremo dalla spiegazione di come un computer funziona nella sua parte meno “visibile”, introdurremo alcune idee alla base di algoritmi celebri, sia classici che moderni, e cercheremo di dare l’intuizione di come, combinando queste idee e la capacità di un calcolatore (nel suo livello più basso) di eseguire poche semplici operazioni, sia possibile arrivare a costruire e a far funzionare un computer come lo conosciamo.

L’attività prevede 2 incontri da 2 ore l’uno.
Vista la natura sperimentale di alcune delle attività proposte, si richiede un aula attrezzata con PC oppure che gli studenti abbiano a disposizione un proprio computer portatile (ne servirebbe almeno uno ogni 2-3 studenti).

Periodo di preferenza a partire da febbraio 2023.

Saleh Miriam

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Miriam Saleh

Ciao! Sono Miriam Saleh, frequento l'ultimo anno del dottorato di ricerca in Scienza e Tecnologia dei Materiali. La componente multi-cose ha sempre fatto parte della mia storia. Infatti, sono nata in una famiglia multiculturale e ho fatto della multidisciplinarietà una carriera.

Chi avrebbe immaginato che avrei potuto unire la mia materia preferita del liceo, la fisica, con il mio amore per i musei e le escursioni nelle città d'arte? È impensabile che dialoghino tra loro, figuriamoci che si aiutino a vicenda, ma è così! È così che ho conosciuto il mondo dell'archeometria e della fisica applicata ai beni culturali.

Mi sono formata come conservation scientist e successivamente ho intrapreso un dottorato di ricerca sulla datazione degli edifici architettonici. La mia linea di ricerca si occupa di determinare l'età delle strutture architettoniche attraverso la datazione di malte e altri elementi costruttivi. Più in generale il laboratorio di cui faccio parte si occupa di datazione di reperti differenti, tra cui ceramiche e vetri antichi e mosaici. Collaboriamo con il Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri per lo studio dei falsi in commercio o nelle indagini di appropriazione indebita.

Progetto "Una scienziata a regola d'arte"

Il percorso propone due incontri di due ore ciascuno. 

Periodo: da metà gennaio, nessuna preferenza di giorni

A chi è rivolto: a tutte le classi del liceo

Materiale necessario: LIM, connessione ai siti Kahoot o Mentimeter

Primo incontro

Il primo incontro è incentrato sullo studio della superficie pittorica attraverso lo spettro elettromagnetico. La prima parte vedrà un’introduzione su come è fatto un dipinto e cos’è lo spettro elettromagnetico.

L’intervento sarà supportato da una presentazione. 

La parte pratica invece vedrà la preparazione di un disegno a carboncino (matita) e un foglio soprastante in cui si potrà dipingere e vedere retroilluminato se corrisponde al disegno preparatorio. 

In alternativa conoscendo l’andamento Infrarosso, riflettanza ottica e infrarosso falso colore capire che tipo di pigmento è presente in diversi quadri.

Secondo incontro

Il secondo incontro sarà più focalizzato sulla datazione e sugli studi dei falsi.

La prima parte sarà sulla storia dei pigmenti, come si fanno, quando sono stati scoperti o sintetizzati. 

La seconda parte invece vedrà lo studio delle datazioni con una breve parte introduttiva sulla dose impartita. 

La parte pratica sarà un’esperienza a piccoli gruppi. Verranno proposte indagini per comprendere se il quadro o il manufatto è considerabile falso o no. Verrà deciso sulla base di quanto detto prima sulla storia dei pigmenti e sulla dose impartita. Si potrebbe sviluppare sotto forma di quiz con l’uso di strumenti come Kahoot o Mentimeter. 

Se dovesse esserci tempo si possono sviluppare altre tematiche quali l’applicazione della palinologia per le paleodiete, analisi di pietre preziose e studi di provenienza.

Martina Pedicini

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Martina Pedicini

Sono una dottoranda al secondo anno presso il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra (DISAT) dell’Università Milano-Bicocca. 

Dopo una laurea triennale in geologia, ho deciso di proseguire nel medesimo campo e di specializzarmi in Scienze e Tecnologie Geologiche, curriculum Geologia e Geodinamica.

Attualmente mi occupo dell’analisi della relazione tra magmatismo e deformazione superficiale nella zona vulcanica dell’Islanda settentrionale, all’interno del team di vulcanotettonica.

Le aree vulcaniche: cosa sono e come studiarle

Tempo stimato: 2 giornate da 2 / 3 ore 

Lo studio delle aree vulcaniche e la comprensione dei processi che le caratterizzano rappresentano temi di grande importanza per la valutazione del rischio vulcanico. Uno studio recente ha stimato che al 2015 circa 1 miliardo di persone vivesse entro 100 km da un vulcano di recente attività. 

Il progetto ha l’obiettivo di introdurre i ragazzi a tali ambienti, a riconoscerne i principali elementi che li caratterizzano e a comprendere l’importanza del loro studio per la caratterizzazione della pericolosità vulcanica. 

Il progetto si svilupperà su due incontri (della durata di 2 / 3 ore ciascuno), il primo dedicato alla raccolta dei dati e il secondo focalizzato sulla loro rielaborazione ed interpretazione. Ai ragazzi verranno inizialmente introdotte le principali strutture che caratterizzano le aree vulcaniche, attraverso la presentazione di casi reali e tramite l’ausilio di Google Earth. Successivamente verranno assegnate aree studio dove gli studenti dovranno riconoscere e mappare le strutture presentate in precedenza. I dati raccolti verranno inseriti all’interno di tabelle excel, necessarie per procedere con le attività di rielaborazione ed interpretazione dei dati. 

I ragazzi avranno l’opportunità di passare ad un’analisi alla microscala, tramite l’osservazione di campioni vulcanici al microscopio, andando a identificare i minerali tipici di tali rocce. 

Il progetto è suddiviso in modo che i ragazzi possano comprendere come si sviluppa una ricerca scientifica in ambito geologico: partendo dall’analisi generale dell’area procedendo con la raccolta dei dati e la loro interpretazione.

Si sottolinea infine che per la realizzazione di tale progetto sarà necessario che ogni studente possa utilizzare un computer, poiché le attività saranno interamente svolte con Google Earth ed Excel. 

Micol Fumagalli

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Micol Fumagalli

Mi chiamo Micol Fumagalli e sono al secondo anno di dottorato in Scienze Chimiche, Geologiche e Ambientali.

Ho frequentato il liceo scientifico e poi ho studiato Scienze e Tecnologie geologiche all’università di Milano - Bicocca.

Mi sono specializzata in geologia applicata (la branca della geologia più vicina ai temi ingegneristici) con una tesi sulla modellazione idrogeologica, durante la quale ho svolto attività di monitoraggio delle risorse idriche in due diverse regioni: la Valtellina (Nord Italia) e il Simanjiro (Nord della Tanzania). Sono rimasta affascinata dalle attività di ricerca e per questo ho deciso di proseguire gli studi in università. Ho iniziato con una borsa di studio per un progetto sull’analisi dei dati satellitari, poi mi sono iscritta al corso di dottorato.

Attualmente mi occupo di rischio idrogeologico, in particolare della modellazione dell’innesco e propagazione di frane superficiali innescate dalle precipitazioni. 

Progetto "Quanto è instabile il Paese in cui viviamo? Le frane in Italia"

Con il presente progetto si vuole presentare agli studenti il tema del dissesto idrogeologico, tema particolarmente rilevante per l’Italia per le conseguenze che può avere sulla popolazione. Secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA sul dissesto idrogeologico infatti più del 90% dei comuni italiani sono a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera, con 1.3 milioni di abitanti a rischio frane e 6.8 milioni di abitanti a rischio alluvioni.  

Il percorso è pensato su due incontri da due ore ciascuno. Durante il primo incontro si rivedrà insieme cos’è la geologia e si farà poi un approfondimento sul dissesto idrogeologico. L’intervento sarà supportato da una presentazione, accompagnata da video di eventi e da domande interattive. In conclusione si vedrà come è possibile determinare la pericolosità e il rischio legato a questi fenomeni e quali soluzioni possano essere messe in atto per la mitigazione. 

Il secondo incontro sarà più focalizzato sull’analisi delle proprietà e del comportamento delle terre potenzialmente coinvolte in fenomeni di instabilità. Gli studenti avranno modo di sperimentare direttamente come cambia il comportamento dei terreni in funzione della granulometria e del contenuto d’acqua. Successivamente si discuterà su come queste caratteristiche condizionino l’innesco di frane. Nella seconda parte di questo secondo incontro si discuterà sul ruolo della vegetazione e del cambiamento climatico nella stabilizzazione o destabilizzazione dei pendii.

Percorso di 2 incontri di 2 ore ciascuno. 

Jessica Amianto Barbato

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Jessica Amianto Barbato

Sono una dottoranda in Informatica con due lauree in Comunicazione, ma nella vita faccio radio e mi occupo di musica. In pratica, una pecora nera, ma non è una cosa negativa. 

Il mio progetto di ricerca ha a che fare con il modo in cui leggiamo le tabelle dallo schermo del nostro computer ma c’entra un po’ anche con il modo in cui parliamo e scriviamo. Non mi piacciono le cose facili, quindi ho scelto un ambito di studi che pescasse a piene mani dalla psicologia, dalla linguistica, dall’esperienza utente e, chiaramente, dall’informatica.

Non mi piacciono neanche gli stereotipi, ma se vi dicono che gli informatici bevono un sacco di caffè, credeteci, quello è vero.

Progetto "La caffettiera del masochista"

Cos’hanno in comune una porta antipanico e l’applicazione mobile di Instagram?

La risposta facile sarebbe “nulla”, ma in realtà c’è qualcosa che accomuna molti degli oggetti  che utilizziamo – in modo efficace – ogni giorno della nostra vita. So che anche voi siete tra quelle persone che non sanno mai se, per aprire la porta, devono spingere o tirare, ma vi è mai capitato di avere difficoltà con una porta antipanico?

Per rispondere alla domanda iniziale, tanto la porta quanto l’app di Instagram ci raccontano come devono essere utilizzate.  È la progettazione dell’esperienza utente che permette agli oggetti di comunicare a chi ne farà uso come usarli, e questo è vero tanto nel mondo fisico – quello degli oggetti comuni – quanto in quello digitale. Lo UX(User Experience) Design è un’area di studi interdisciplinare, che pesca a piene mani dal mondo della psicologia, dell’ergonomia (che sembra una brutta cosa, ma giuro che non lo è) e chiaramente dell’informatica. 

 

Per chi è pensato?

Il progetto è maggiormente adatto ad un liceo scientifico tecnologico, ma non sono esclusi altri percorsi di studio. Si tratta di un ambito di ricerca che raramente viene raccontato alle scuole superiori e che viene purtroppo vissuto ancora come “il lato facile” dell’informatica (quello che in gergo tecnico chiameremmo “front end”) soprattutto in Italia. Al contrario, moltissima attenzione viene rivolta verso la progettazione dell’esperienza utente, che è poi l’ingrediente segreto che permette ai prodotti informatici di raggiungere ed essere utilizzati dagli utenti.

Credo inoltre che sia più rivolto a studenti in procinto di scegliere quale percorso universitario intraprendere, perchè potrebbe essere un’occasione in più per conoscere un lato meno esposto dell’informatica e potenzialmente interessante – anche in prospettiva lavorativa. 

 

Articolazione del progetto

Può essere articolato in tre modi a seconda del tempo a disposizione:

  • 8 ore/classe: introduzione alla tematica, case studies interattivi e esperienza di user experience design (es. Ideazione di app di fantasia, costruzione user personas e user journey, disegno dell’interfaccia);
    È richiesta:
  • Disponibilità di utilizzo dei computer (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di accesso ai cellulari (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di utilizzo di materiali come post it, fogli/poster.

 

  • 4 ore/classe: introduzione alla tematica, case studies interattivi (es. analisi di applicazioni con buona/cattiva esperienza utente);
    È richiesta:
  • Disponibilità di utilizzo dei computer (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di accesso ai cellulari (non necessariamente uno per studente);
  • Disponibilità di utilizzo di materiali come post it, fogli/poster.
     
  • 2 ore/classe: introduzione alla tematica, discussione su esempi di design dell’esperienza utente efficace o meno (es. “caffettiera del masochista” vs caffettiera che usiamo ogni giorno)

È sempre richiesta una connessione ad Internet.

Non sono richieste conoscenze pregresse in ambito informatico (ma saper utilizzare un software di grafica come Photoshop o Figma e/o conoscere i linguaggi HTML/CSS può tornare utile). 

Giulia Rizzi

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Giulia Rizzi

Mi chiamo Giulia Rizzi, ho 27 anni e sono una studentessa di dottorato in Informatica presso l’università di Milano Bicocca.

Dopo il liceo scientifico ho conseguito la laurea triennale e magistrale in informatica presso la stessa università. Durante questi anni ho avuto la possibilità di esplorare diversi settori: dalla sicurezza informatica alla bioinformatica.

Oggi la mia ricerca si concentra sull’intelligenza artificiale e sull’analisi del linguaggio. Il mio progetto ha come obiettivo il riconoscimento automatico di contenuti di odio.

Questo percorso di studi mi ha permesso arricchire la mia formazione attraverso molteplici esperienze, anche all’estero, partecipando a conferenze, summer school ed erasmus.

In questo momento sto svolgendo un’attività di ricerca presso l’Università Politecnica di Valencia.

Progetto "Individuazione automatica di contenuti di odio"

La crescente diffusione dei Social Media e le caratteristiche degli stessi (facilità di condivisione, pseudo-anonimato degli utenti, ...) hanno contribuito ad alimentare la problematica legata alla condivisione di contenuti di odio. Con contenuti di odio si intende un contenuto, sia esso in forma testuale, un’immagine o un video, offensivo nei confronti di singoli individui o gruppi, sulla base di specifiche caratteristiche, come razza, etnia, genere, orientamento sessuale, religione, ...

Questo fenomeno si manifesta quotidianamente, specialmente nei social media. Tuttavia, l’elevata quantità di contenuto nel Web giornalmente generato dagli utenti, in particolare per i social media, rende impossibile l’analisi umana e vede pertanto necessaria l’introduzione di modelli in grado di processare automaticamente tali contenuti per l’individuazione di forme d’odio.

Il progetto proposto si compone di due incontri della durata di 2 ore ciascuno.

Primo incontro

Dopo una presentazione iniziale, verrà richiesto agli studenti di realizzare una Word Cloud con l’obiettivo di creare una definizione condivisa del concetto di “odio”. L’obiettivo di questa attività è una riflessione sulla soggettività del concetto stesso.
Successivamente verranno presentati esempi sulle modalità di espressione dell’odio online (testo, immagini, etc.), sui possibili target, e sulle conseguenze, con l’intento di dare un’idea della grandezza e dell’impatto di tale fenomeno. Durante la presentazione saranno previsti momenti di interazione con gli studenti (ad esempio per mezzo di Kahoot!) ai quali verranno poste delle domane in forma di “quiz”, ad esempio, sulla presenza di contenuti di odio e sull’individuazione della minoranza target.
L’obiettivo di questo incontro è proporre una riflessione sulle diverse modalità di espressione dell’odio online, nonché sull’impatto generato.

Secondo incontro

Il secondo incontro prevede un iniziale riepilogo dell’incontro precedente, in particolare riprendendo la definizione di odio concordata dagli studenti. Tale incontro si concentrerà poi su di una specifica modalità di espressione online: i MEME (immagini con testo aggiunto a posteriori con l’obiettivo di rappresentare un concetto in modo ironico). I meme rappresentano una modalità particolarmente versatile per la rappresentazione dell’odio ed allo stesso tempo complessa, per il processo di identificazione di tali contenuti, a causa della presenza dell’ironia.
Durante l’incontro verrà richiesto agli studenti di individuare i contenuti di odio all’interno di meme al fine di comprendere quali elementi potrebbero aiutare o confondere un modello di riconoscimento automatico.
Successivamente gli studenti potranno realizzare dei meme con l’obiettivo di valutare il funzionamento di un modello di riconoscimento automatico. Ad ogni studente verrà richiesto di creare un meme con contenuti di odio ed uno innocuo, relativi ad una stessa minoranza target. I meme realizzati verranno poi etichettati dal modello come “con contenuti di odio” o “innocui” ed analizzati al fine di comprendere le difficoltà nell’individuazione di tali contenuti.

L’obiettivo di questa fase è la riflessione sul funzionamento dei modelli automatici, in particolare per sfatare la credenza comune per cui “l’intelligenza artificiale non può sbagliare”.

Requisiti

Per l’erogazione di tale progetto, l’unico requisito necessario è la predisposizione di un computer, dotato di connessione ad Internet, per ogni studente. Non sono richieste conoscenze pregresse in ambito informatico.

Giulia Marcucci

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Giulia Marcucci

Mi chiamo Giulia e sono studentessa di dottorato in Fisica e Astronomia presso l’Università Milano Bicocca.

Ho sempre avuto due grandi passioni: l’arte e la scienza. La prima, dovuta all’enorme patrimonio artistico e culturale italiano di cui siamo costantemente circondati. La seconda è iniziata durante gli studi di scuola superiore (ho frequentato l’ex Liceo Scientifico Tecnologico – ora Scienze Applicate). Dopo il diploma, ho conseguito la laurea triennale e magistrale in Fisica, presso UNIMIB.

Durante la carriera universitaria rimasi affascinata dalla vasta disponibilità di metodologie fisiche e chimiche per l’analisi e la diagnostica di reperti archeologici e manufatti artistici. Una particella in particolare può esserci di enorme aiuto: il neutrone che, con la sua varietà di interazioni con la materia, può essere sfruttato per analizzare le parti più interne di un materiale senza doverlo aprire.

Ho iniziato ad approcciarmi all’applicazione delle tecniche neutroniche durante la tesi di Laurea Magistrale, che mi ha portato in Inghilterra, dove ho avuto l’opportunità di condurre personalmente i miei primi esperimenti presso la sorgente di neutroni ISIS Neutron and Muon Source (Science and Technology Facility Council).

Con il mio progetto di Dottorato, sto contribuendo ad apportare avanzamenti e miglioramenti in tecniche di imaging neutroniche per riuscire a svelare i dettagli più nascosti di antichi reperti archeologici senza doverli danneggiare.

Progetto "Andare oltre le apparenze: il fascino dei neutroni"

Classe III e IV

2 h: incontro introduttivo. Seminario sull’attività di ricerca sperimentale: come condurre un esperimento di fisica? Esempio di laboratori come ISIS e il reattore di Pavia + XRF in Bicocca (Video tour di ISIS + video Reattore con fenomeno luce Čerenkov).

introduzione all’interazione dei neutroni con la materia e principali differenze/complementarietà con radiazione elettromagnetica.

 

2 h: tecniche fisiche per l’archeometria (spettroscopia raman, XRF, tecniche neutroniche) con esempi di analisi di campioni archeologici
 

Classe V

2 h:  incontro introduttivo. Seminario sull’attività di ricerca sperimentale: come condurre un esperimento di fisica? Esempio di laboratori come ISIS e il reattore di Pavia + XRF in Bicocca  (Video tour di ISIS + video Reattore con fenomeno luce Čerenkov).

introduzione all’interazione dei neutroni con la materia e principali differenze/complementarietà con radiazione elettromagnetica.

2 h: Tomografia neutronica per i beni culturali: ricostruzione di una tomografia